Rifrazione Impropria

A livello sociale, cioè comunitario, “si mette in luce” solo ciò che è “proprio”, adeguato agli usi e costumi; soprattutto attraverso i social network si predilige la pubblicazione di ciò che ha qualità estetiche comunemente accettabili, a costo di mostrare immagini non raffiguranti l’effettiva realtà.
L’opera “Rifrazione impropria” esce da questa dinamica di pensiero. Con il termine rifrazione, a livello fisico, si intende “la deviazione che un raggio luminoso subisce nel passare da un mezzo trasparente a un altro, per la differenza della velocità di propagazione nei due mezzi”; l’opera è definita “impropria” perché il soggetto non è propriamente una rifrazione, bensì sono particolari del corpo occultati o nascosti, ovvero cicatrici e smagliature, poiché considerati antiestetici.
Attraverso la stampa su materiale plastico trasparente e l’installazione delle fotografie alle finestre i soggetti saranno attraversati dalla luce del Sole, diventando una nuova forma di rifrazione, trasformando ciò che è inteso come “intimo e imbarazzante” in qualcosa di “intimo poiché speciale e unico”; pelle come acqua di lago che riflette i raggi di luce del tramonto.
L'opera site specific è stata realizzata in occasione della mostra del collettivo Gazaboi per Milano Photoweek.
Rifrazione Impropria. 2018
9 Fotografie su acetato, 40,5x54 cm circa, installate sulla finestra del Lotto 15, Fabbrica del Vapore, Milano.